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Fabio Panetta
Member of the ECB's Executive Board
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Intervista con Les Echos

Intervista a Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, condotta da Karl de Meyer

24 maggio 2023

Nel giorno del venticinquesimo anniversario della BCE, a che punto è il progetto per un euro digitale di cui Lei è responsabile?

Stiamo analizzando le caratteristiche tecniche dell’euro digitale, le modalità con cui esso sarà distribuito e il suo possibile impatto sul settore finanziario. Il gruppo oggi impegnato sul progetto è composto da circa 50 esperti. La Commissione europea, con la quale siamo in continuo contatto, presenterà a giugno la sua proposta legislativa, che definirà il quadro normativo per l’euro digitale. In ottobre il Consiglio direttivo della Banca centrale europea deciderà se avviare una ulteriore fase finalizzata allo sviluppo e alle sperimentazioni delle soluzioni per l’utilizzo della nuova moneta. Questa nuova fase potrebbe durare due o tre anni. Se il Consiglio direttivo e i legislatori europei – gli Stati membri e il Parlamento europeo – decideranno in tal senso, potremmo introdurre l’euro digitale tra tre o quattro anni.

Perché l’area dell’euro ha bisogno di una moneta digitale?

Dobbiamo mantenere la moneta della banca centrale al cuore del sistema finanziario, al fine di salvaguardare la stabilità finanziaria. E vogliamo offrire ai cittadini uno strumento di pagamento digitale europeo privo di rischi, che tutti possano utilizzare gratuitamente ovunque nell’area dell’euro: nei negozi, per le spese online o per i pagamenti tra privati. Oggi un tale strumento non esiste. L’euro digitale fornirà inoltre agli intermediari finanziari europei una piattaforma per offrire alla clientela servizi di pagamento innovativi in tutta l’eurozona. Attualmente, i prodotti sviluppati in un paese europeo non sono generalmente disponibili in altri Stati membri. Inoltre il mercato europeo dei pagamenti con carte di credito è dominato da due intermediari extra-europei le cui carte non sono anch’esse accettate ovunque. Una situazione simile sarebbe inimmaginabile negli Stati Uniti. E questa situazione sarebbe accentuata dall’espansione delle grandi aziende tecnologiche – le cosiddette Big Tech – che molto spesso non esitano a sfruttare a fini commerciali i dati personali dei loro clienti.

Alcuni nel mondo politico o tra le associazioni dei consumatori sono preoccupati per l’uso che la BCE potrebbe fare dei dati raccolti mediante l’euro digitale.

La BCE non avrà accesso ai dati personali di coloro che utilizzeranno l’euro digitale.

Per quanto riguarda gli intermediari finanziari che distribuiranno l’euro digitale, sarà necessario trovare un equilibrio tra la salvaguardia della privacy e la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.

Questo equilibrio sarà definito dal legislatore. Nei dibattiti in corso alcuni vogliono dare la priorità alla riservatezza, altri al contrasto delle attività illecite.

Cosa possiamo aspettarci dall’euro digitale?

La semplicità di uno strumento di pagamento che potrà essere utilizzato in ogni circostanza in tutta l’area dell’euro, promuovendo l’utilizzo della nostra moneta. Una più intensa concorrenza e una maggiore innovazione grazie a questa “materia prima” finanziaria che metteremo a disposizione degli intermediari finanziari europei. E una maggiore sovranità monetaria.

In pratica, cosa potranno fare i cittadini con il loro conto in euro digitale?

La BCE offrirà unicamente un servizio di base, che consentirà ai cittadini europei di pagare online e nei negozi, di versare una paghetta ai propri cari o di pagare le tasse. Le banche potranno offrire servizi aggiuntivi quali i pagamenti ricorrenti o legati all’effettivo utilizzo di determinati beni e servizi, e altri ancora.

Alcune banche temono che la BCE possa fare loro concorrenza.

Su questo siamo stati molto chiari: la BCE emetterà ma non distribuirà l’euro digitale. I cittadini non avranno un conto presso la BCE o le banche centrali nazionali. Non abbiamo esperienza nella gestione dei rapporti dei clienti, non avrebbe senso per noi entrare in questo settore. E non stiamo cercando di conquistare grandi quote di mercato. Vogliamo essere presenti ovunque, ma non vogliamo essere dominanti da nessuna parte. I cittadini europei sapranno di avere sempre la possibilità di utilizzare l’euro digitale, ma lo useranno solo per una parte dei loro pagamenti.

Non stiamo cercando di aumentare l’utilizzo della moneta della banca centrale, ma di preservarlo, in una fase in cui il suo utilizzo nella sua forma attuale – le banconote cartacee – diminuisce a causa della digitalizzazione. Affiancare l’euro digitale al contante rappresenta uno sviluppo naturale in un’economia sempre più digitalizzata.

Perché volete limitare i fondi che potranno essere detenuti nei conti in euro digitale?

Perché non vogliamo creare tensioni agli intermediari finanziari, che svolgono un ruolo essenziale nel finanziamento dell’economia e nella trasmissione della politica monetaria. L’euro digitale sarebbe un mezzo di pagamento, non una forma di investimento o di risparmio. A volte abbiamo parlato di un limite massimo per ciascun individuo pari a 3.000 euro. Questo importo è vicino al salario medio lordo nell’area dell’euro e non porrebbe un problema di stabilità finanziaria. Pagamenti di importo superiore saranno possibili grazie a un collegamento tra il conto in euro digitale e un conto bancario tradizionale.

Per essere chiari, l’euro digitale è destinato a sostituire il denaro contante?

Assolutamente no. Stiamo lavorando a una nuova serie di banconote ad alta tecnologia, al fine di ostacolare le contraffazioni e ridurre l’impatto ambientale. Metteremo il contante a disposizione dei cittadini finché essi lo chiederanno. Tuttavia, un giorno la digitalizzazione potrebbe rendere il contante un mezzo di pagamento marginale. Non possiamo correre il rischio che a quel punto la moneta della banca centrale non venga più utilizzata. Da qui la necessità dell’euro digitale.

Le nuove banconote a cui Lei si riferisce avranno ritratti di personalità europee?

Vogliamo che i cittadini si sentano in sintonia con la nuova serie di banconote a cui stiamo lavorando. Stiamo esaminando diversi temi, tra cui la cultura europea, e presto effettueremo una consultazione pubblica sulle possibili scelte. Per quanto mi riguarda, sì, vorrei che sulle nostre future banconote ci fossero personaggi europei famosi.

Un altro tema importante è l’interoperabilità tra l’euro digitale e le valute digitali delle altre banche centrali.

Stiamo lavorando a stretto contatto con le banche centrali di Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Canada, Giappone e Svezia. Siamo in una fase preliminare di confronto dei nostri progressi. Ma l’interoperabilità richiederà altro lavoro. Ad esempio, divergenze tra le norme nazionali in materia di privacy renderebbero l’interoperabilità, seppur auspicabile, particolarmente difficile.

Mentre la BCE celebra il suo venticinquesimo anniversario, come vede il cammino europeo nei prossimi venticinque anni?

Innanzitutto, vorrei dire che se noi europei vogliamo continuare a essere protagonisti sulla scena mondiale, dobbiamo agire insieme. Dobbiamo compiere ulteriori progressi verso una maggiore integrazione, adottare sistemi decisionali più efficienti e sviluppare una capacità fiscale permanente a livello europeo. Dobbiamo essere in grado di dare risposte comuni alle crisi, come è avvenuto durante la pandemia. Una politica fiscale che si affianchi alla politica monetaria eliminerebbe molte tensioni e squilibri.

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